AZ © 2001-2003, 3 Dvd 5’10”, color, sound. Ed. 7
Come una seconda pelle.
Like a second skin.
GAM Videolibrary Turin, Italy
text by Elena Volpato
Ce lo hanno raccontato Brakhage e Kubrik e mille altri: il cosmo infinito può cullare il piccolo corpo di un neonato.
Lo spazio e il futuro a molti sono parsi dimensioni coincidenti di un medesimo sguardo di speranza. Se però ci allontaniamo della naturalezza inconsapevole del corpo di un neonato per proiettare nello spazio il corpo di un adulto, quella rassicurante familiarità originaria sembra infrangersi contro il filtro tecnologico, contro la superficie di uno scafandro spaziale.
La cosmonauta di Alessia Zuccarello si perde nell’estraneità del proprio corpo prima ancora di potersi perdere nell’estraneita dello spazio.
La tuta bianca che deve indossare riproduce la morfologia umana: gambe, braccia, busto e un’apertura per la testa, ma la cosmonauta non riesce a vedere in quel doppio svuotato del suo corpo un’immagine coincidente con il sé, perciò resta prigioniera di una camera di decompressione che rimbomba degli infiniti vuoti che la attendono fuori, oltre le pareti, ma che continua a premere contro il suo corpo che gira e rigira su se stesso senza riconoscersi.