Vedo e vivo il tempo con ambizioni, ancora senza sapere se con ragionevolezza o meno, ma cerco di sbrigarmi per portare alla luce di altri occhi ciò in cui credo, di dare il mio senso di presenza, di essere accolta, discussa, ma alla fine vista, considerata…vi capita?
Assomiglia ad una invocazione di aiuto, e, quindi, una debolezza, ma, per conto mio, esibirsi è mostrare anche una intenzione di forza o, perlomeno, di raggiungerla col tempo, anche per mezzo degli altri.
Ecco, quindi, che vedere realizzato in pieno l’esatto contrario, cioè, di non essere visti, può suonare come una campana lontana, in mezzo ai boschi, nascosta, segreta, senza possibilità che le note siano udite…
Chiedo: l’equilibrio di un’artista è simile o diverso da quello diciamo così “umano”…?
E realizzarsi, o il suo contrario, può passare senza l’acclamazione, la riconoscenza, un gusto simile verificato e dichiarato da altre persone?
Non tutti i bisogni abbisognano di mettersi in discussione o che altri lo facciano per conto loro; andrebbe molto meglio che il gusto, cartina torna sole della realtà e delle finzione, fosse lasciata libera di dire la sua, senza essere relegata a nessuna verità assoluta.
Solo così, credo, ci si potrebbe sgravare dall’ansia del successo, della insoddisfazione, della critica nei confronti di chi ci critica, facendo diventare ogni atto artistico un modo, aggiunto e diverso, di espressione del proprio io, diventando così un invito al confronto che immortali il bisogno di chiunque di dire la propria opinione, con un senso più globale di confronto.