Intervista video Scomoda, Intervista ad Alessia Zuccarello e Alessandro Dematteis in occasione della presentazione della monografia dal titolo “Scomoda”, edita da Prinp – Editoria d’Arte 2.0.
Intervista su That’s Art – NewsLetter n° 69, 4 Marzo 2005
Focus On, A cura di Norma Mangione
Alessia Zuccarello: indagine sul corpo
Alessia Zuccarello (Caltagirone, 1975) vive e lavora a Torino. Usando il video e la fotografia realizza installazioni ambientali in cui il soggetto è quasi sempre il corpo, inteso come luogo d’origine delle più forti pulsioni emotive. I frammenti dei corpi sono spogliati dalle formalità della vita quotidiana, dalle apparenze e vengono messi a fuoco i sentimenti più nascosti e a volte drammatici, altre volte più legati all’erotismo, all’esplorazione del proprio corpo e della propria soggettività.
N.M.Il tuo lavoro è incentrato sul corpo: nei tuoi video corpi umani, o meglio frammenti di corpi compiono gesti minimi nell’atemporalità di uno spazio nero. Cosa rappresenta quello spazio?
A.Z.La zona d’ombra da dove emerge il personaggio rappresenta il nostro lato oscuro, il buio, ma anche il contrasto, il voluto distacco da tutto ciò che lo circonda.
N.M Da cosa nasce la scelta del corpo come soggetto del tuo lavoro?
A.Z.Inizialmente è stata una sfida: volevo superare il senso del pudore e della vergogna che ognuno ha del proprio corpo. Ho posato nuda per alcuni dei miei video, poi ho convinto anche altre persone a farlo, con la promessa di non mostrare mai il loro volto nelle inquadrature. Volevo nascondere l’identità di ogni singolo per crearne una collettiva e il corpo era il miglior raccoglitore di gesti ed emozioni per rappresentarla.
N.M Che storie raccontano i tuoi personaggi?
A.Z.Sono storie dal contenuto narrativo minimo. Raccontano di attimi unici, di ciò che significa essere umani; mostrando emozioni, paure ed incertezze o ridisegnando la semplice e a volte banale gioia di un momento di vita vissuta.
N.M Che cosa vorresti trasmettere allo spettatore di una tua opera?
A.Z.Ognuno di noi recepisce l’arte in maniera personale e voler trasmettere qualcosa potrebbe risultare uno sforzo inutile. Credo che sia un piacere per chi guarda un’opera spaziare sul suo significato o sulla sensazione che gli ha generato. In generale, credo di trasmettere inquietudine (la nudità riesce ancora a turbare) e sensualità. Vorrei trasmettere la semplicità e la complessità della nostra esistenza.
N.M Da cosa prendi ispirazione quando crei un nuovo lavoro?
A.Z.Da uno stato d’animo personale, da un gesto, da una situazione umana o da un pensiero ossessivo, ma anche da una passeggiata sui prati o dall’ascolto della radio e della musica, a volte dai sogni. Ogni attimo può avere la giusta ispirazione. N.M Quali artisti contemporanei stimi di più?
A.Z.Mi sento vicina alla Abramovic, anche per il contributo dato alla performance; stimo Bill Viola e l’opera video di Oursler e Bruce Naumann; Sam Taylor Wood per alcune intuizioni e per l’aspetto teatrale della sua opera. L’introspettivo e delicato lavoro della Woodman e l’ironia di Kara Walker.
N.M Qual è una tua aspirazione?
A.Z.Fare dei progetti di arte pubblica con gigantesche istallazioni di video, di lightbox o di fotografie. N.M Come nascono le “colonne sonore” dei tuoi video?
A.Z.È il video a darmi tutte le indicazioni su come comporle, mi detta il suo Ritmo, così, facendo riferimento al mio archivio personale di musica, inizio la ricerca. Estrapolo pochissimi secondi di un brano che mi sembra adatto all’atmosfera del video e lo trasformo in nota, in un loop sempre diverso, in un ready-made musicale. A seconda delle scene, velocizzo o rallento quelle poche note rese irriconoscibili, le taglio, le inverto. Inizialmente, sembrava un esperimento casuale, lavoravo spesso sull’errore, ora è diventata una vera tecnica.
N.M Le fotografie per te sono un rimando ai video o sono una parte fondante del tuo lavoro?
A.Z.No, non sono semplicemente una documentazione vendibile del video o un suo rimando. La fotografia nella mia opera possiede una totale indipendenza. Ovvero, ogni frame ha una sua vita propria, inizialmente è un quadro poi passo dopo passo prende vita.
N.M Quali cose ti divertono di più nella vita?
A.Z.Stare con le persone, giocare con gli animali, le gaffe.
N.M E quali ti spaventano?
A.Z.La paura.
Rete culturale Virginia, gennaio 2007
Alessia Zuccarello
A cura di Maura Sesia
M.S. Il suo percorso di donna e artista. Quali elementi differenziano l’opera di una donna da quella di un uomo?
A.Z. Da piccola la mia passione era disegnare. Mia madre, anni dopo, mi convinse a fare gli studi artistici.
Frequentai l’Accademia di Belle Arti a Torino; lì mi appassionò il corso di mass media, da dove iniziò il mio percorso di videoartista.
Non trovo che ci siano differenze. Per me l’arte non ha genere né categorie. Un’opera mi colpisce a prescindere da chi l’ha fatta.
M.S. Tra la vocazione artistica e la raggiunta autonomia c’è stato un divario? Ha fruito del sostegno della famiglia?
A.Z.Ovviamente. Se si sceglie la carriera artistica non si può pretendere uno stipendio mensile, la mutua, la pensione.. Dipende tutto da te. Ho fatto i più svariati lavori, ma senza l’aiuto della famiglia non avrei potuto acquistare attrezzature che oggi mi permettono di lavorare e mantenermi.
M.S. Racconti l’episodio che ha determinato il passaggio da un sogno d’arte ad una professione d’artista.
A.Z. Mi ritengo abbastanza fortunata perché ho iniziato ad esporre subito i miei lavori in spazi istituzionali, concorsi nazionali ed internazionali e gallerie d’arte. Purtroppo sotto il profilo economico non è ancora una professione.
Mantengo me stessa e la mia attività artistica solo grazie all’esperienza che ho acquisito nel video, lavorando in diversi ambiti anche al di fuori della videoarte.
M.S. Relazioni sociali e canali di finanziamento pubblico: sono importanti, sa come accedervi?
A.Z. Sono in buoni rapporti con artisti e curatori italiani e della mia città con cui ho avuto occasione di collaborare e discutere del mio lavoro.
Come singolo artista in Italia è difficile ottenere finanziamenti pubblici, se non per i progetti curatoriali a cui si partecipa.
Sono informata mensilmente sulle scadenze dei bandi di concorso, tramite l’iscrizione all’archivio di Via Farini e a quello del Gai, e attraverso vari portali d’arte mondiali.
M.S. L’essere donna è stato un vantaggio, un ostacolo o un aspetto ininfluente?
A.Z. Per la maggior parte delle volte è stato ininfluente.
M.S. Quali tematiche privilegia?
A.Z. Il mio lavoro si concentra sul corpo, sulle sue emozioni e sentimenti più intimi e profondi.
Mi interessano tutti quegli aspetti irrazionali della mente, considerati “disturbi evolutivi” secondo un retaggio culturale che vede il dominio della razionalità, che si manifestano liberamente, fuori dal nostro controllo.
Considero materiale di ricerca i gesti semplici e ordinari, così ricchi di interiorità ed emozione, simbolo di ogni singolo istante di vita vissuta.
M.S. Ha qualche consiglio da dare ad artiste emergenti?
A.Z.Girate il più possibile per le più importanti fiere d’arte contemporanea, gallerie, Biennali. Se il vostro budget è scarso, il web è uno strumento validissimo per conoscere le più svariate situazioni artistiche mondiali.
Non fermatevi alla vostra città, siate sempre informate per non ripetere cose già fatte e non montatevi mai la testa, ci vuole umiltà e consapevolezza dei propri limiti.